sabato 28 settembre 2013

lunedì 10 ottobre 2011

Rovine congelate


                                               

Due anni dopo il sisma che ha provato 309 morti e 1600 feriti, ecco cosa è rimasto all'Aquila e nei Comuni vicini. 








lunedì 26 settembre 2011

Che Il Vignola guardi altrove

Fotoinchiesta sullo stato di Palazzo Chigi a Soriano realizzata per "Il nuovo corriere viterbese". Se ne parla anche in una  Puntata di Report.











mercoledì 7 settembre 2011

I FUSTI DEL DISINTERESSE



Ci troviamo a Manziana, paese di 5000 abitanti sulla Braccianese, in Provincia di Roma.
La natura ha concesso a questo luogo una riserva di zolfo, sfruttata sin dagli anni 30, che oggi ci sembra più la scenografia di un film di fantascienza che altro. Percorrendo circa 300m verso l’interno del bosco che costeggia la strada provinciale, ci si apre di fronte  questo paesaggio lunare e scorgiamo anche elementi ricorrenti in uno degli ultimi videoclip di Fabri Fibra.
Varie aziende hanno operato in questa cava:  la Galluzzo di Firenze, la Società Mineraria Anonima Romana dagli anni 40, la Motosi e infine, dal 1978, la So.te.mi s.p.a. che ha concluso le estrazioni nel 1992.
La ex So.Te.Mi era formata da numerose strutture in cui veniva lavorato lo zolfo. Si tratta sia di piccoli edifici (adibiti a laboratorio analisi, mensa, bagni e docce) che di grandi capannoni in cui si trovano ancora oggi i macchinari utilizzati per la trasformazione dello zolfo (cisterne, forni, vasche). Essendo stata costruita intorno agli anni 20, tutte le coperture sono in eternit: si contano almeno 2000mq di tetto, gran parte del quale è crollato, trasformando la pavimentazione in un tappeto di eternit in frantumi.
Nel settembre del 1993 venne scoperta la presenza di 20 fusti di varia grandezza contenenti un solvente utilizzato per la lavorazione dello zolfo. I Carabinieri di Manziana e quelli del nucleo operativo ecologico posero sotto sequestro la zona, concedendone la custodia all’Università Agraria di Manziana. Il maresciallo dei Carabinieri dichiarò: Sicuramente si tratta di un acido molto forte perché è riuscito perfino ad erodere i diversi centimetri di cemento di un vascone dove era stato deposto. Infatti fuoriusciva nel terreno".
Pochi giorni dopo il ritrovamento, il presidio multizonale di prevenzione di Roma classificò i liquami come "rifiuti speciali tossico nocivi".
In tutti gli anni trascorsi dal 1993 a oggi, L’Università Agraria di Manziana ha intentato numerosi procedimenti per cercare i responsabili della costosissima bonifica dell’area:
un procedimento dinanzi al Commissariato agli Usi Civici, reso difficile dalla identificabilità delle parti; un altro procedimento in sede civile per chiedere il risarcimento dei danni al Ministero dell'industria, che nel 1935 diede la prima concessione di sfruttamento dell'area alla Società Galluzzo; un terzo procedimento dinanzi alla giustizia amministrativa affinché confermi l'obbligo del ministero ad attuare la vigilanza. L’Università Agraria si è rivolta anche alle associazioni ambientaliste, come dimostra l’interessamento alla questione So.Te.Mi. da parte di Fulco Pratesi, presidente del Wwf. Ma tutti i tentativi si risolsero in un nulla di fatto.
La conclusione è che -non essendo l’Università Agraria economicamente in grado di provvedere alla bonifica - tutti i rifiuti ritenuti dannosi per la salute sono stati ammassati in un locale della fabbrica, che è stato chiuso con delle lamiere. All’interno si trovano i 20 fusti ritrovati nel 1993 e i trasformatori elettrici dell’epoca che contengono policlorobifenili, sostanza cancerogena proibita in Italia dagli anni ‘80. La stanza è stata ripetutamente aperta da curiosi rimasti senza nome, che hanno forzato porta e finestra, e poi regolarmente richiusa. Il pericolo principale non è tanto nella presenza di queste sostanze nella struttura, quanto nel fatto che, nell’arco degli anni, i liquami hanno corroso i bidoni che li contenevano e attualmente si trovano riversati sul pavimento. L’odore sembra essere quello che caratterizza i clorofenoli. Dall’esterno è possibile vedere come stiano filtrando attraverso il muro di tufo e probabilmente penetrando nel terreno, inquinando quindi le falde acquifere.
Nel gennaio 2010 l’Unione Europea, attraverso il progetto Life “ Monti della Tolfa”, ha finanziato varie opere sul territorio di Manziana e dei paesi limitrofi. Tra le priorità del programma risulta esserci anche la bonifica della ex So.Te.Mi.: l’operazione prevedeva l’asporto di circa 500m3 di terreno agricolo inquinato, l’eliminazione dell’eternit e il recupero delle strutture esistenti per adibirle in futuro a strutture per la ricettività turistica. Ad oggi l’operazione di bonifica è ferma allo stadio delle rilevazioni sul territorio: una ditta specializzata sta effettuando indagini di dettaglio a piccola profondità per l’individuazione delle aree di diffusione degli inquinanti.
La salute è a rischio anche per chi non abita vicino alla zona mineraria in quanto l’ex fabbrica si trova vicino a luoghi di ritrovo per le famiglie dei paesi limitrofi: il bosco adiacente è molto frequentato in queste giornate afose e l’unico centro commerciale della zona si trova a soli 100m dalla So.Te.Mi.










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